giovedì 28 maggio 2015

LA CORSA A SCUOLA

Ore 7.50: aprire gli occhi e rendersi conto di non aver sentito la sveglia. Realizzare di avere solo quaranta minuti per lavare, vestire, colazionare e portare a scuola due figlioli.
Buttare giù dal letto le suddette creature, iniziando a gridare "che Dio ci aiuti" come una pazza.
Scaldare il latte con una mano, con l'altra prendere i biscotti e con la terza (che all'occorrenza mi spunta) dare i croccantini al cane.
Incoraggiare i figlioli a bere il latte in meno di un minuto... e quaranta secondi, non curandosi del fatto che possa bruciare. Che quando sei in ritardo un'ustione di primo grado alla lingua diventa un problema marginale.
Vestire i bambini, pregando nel caos ti avere accozzato quanto meno il colore dei calzini.
Rendersi conto di essere ancora in pigiama, ma fregarsene altamente. Infilarsi sopra il pigiama la tuta e gli occhiali da sole. Che non importa se hai ancora le cispe agli occhi. L'occhiale sotto il diluvio fa molto Britney Spears nel giorno di ferie.
Uscire correndo di casa, con i du figlioli per mano, le due cartelle sulle spalle e il cane al guinzaglio ( che nel frattempo ti guarda come per dirti "forse in canile son più rilassati di me").
Avvicinarsi in tre minuti alla scuola e arrivati in procinto della stessa rallentare il passo. Perché l'apparenza è importante e che nessuno abbia a pensare che eri nel panico per la paura del ritardo.
Baciare i bambini sul portone e intravedere la maestra di ruolo. Quella precisa e perfetta.
Quindi togliersi l'occhiale da sole e con grande nonchalance salutarla con sorriso annesso. Come se tu fossi sveglia da un paio d'ore, t'avessi già letto le ultime notizie e per diletto imparato a memoria il primo Canto della Divina Commedia.
Ore 8.35: rientrare in casa e rendersi conto di avercela fatta.
Aprire Facebook e buttar giù queste due righe.
Non sono una mamma, sono un super eroe.

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