venerdì 17 luglio 2015

L'ATTESA

L'attesa di una telefonata è donna. E non per il sostantivo che la frase porta con sè, ma perché donna è l'ansia, la sofferenza, l'agonia, la bramosia con cui una donna vive quell'attesa. Perché una donna aspetta la telefonata di Lui come un imputato aspetta il giorno della sua sentenza.
E in quegli istanti una donna passa repentinamente per ogni stato d'anima. Pensa al telefono che non squilla e già si vede impugnare una 44 magnum per vendicare i suoi diritti lesi. Poi improvvisamente pensa che quel telefono invece potrebbe squillare, e allora da omicida diventa sposa in bianco che con passo dolce e flemmatico attraversa la navata del duomo di Milano.
Perché una donna quando aspetta una telefonata, non aspetta. Nel frattempo muore.
Una donna muore.
E non importa se ha quindici, venti o quarant'anni. Ci sarà sempre un'amica che chiamerà e a cui chiederà: "che mi provi a telefonare per vedere se il cellulare mi fa!".
E non se ne vergognerà. E l'amica che conosce quello che prova, lo farà. A costo di interrompere la riunione con l'amministratore delegato della multinazionale per cui lavora.
Gli istanti che passano mentre una donna aspetta una telefonata non sono istanti, ma secoli.
Poi finalmente il trillo tanto agognato.
E a quel punto una donna dimentica tutti i suoi sentimenti e diventa una calcolatrice. Si, perché a quel punto una donna conta. Conta gli squilli prima di rispondere.
Che non possono essere meno di quattro, nè più di sei.
Mai meno di quattro perché altrimenti lui potrebbe pensare che era lì ad aspettare la sua telefonata. E non più di sei perché una donna non può correre il rischio che lui decida di riagganciare.
È il quinto squillo. Allora la donna si alza. Si aggiusta i capelli. Tira indietro la pancia e con grande nonchalance, come se stesse passando per caso da lì, pronuncia il più disinvolto dei..."PRONTO".

Nessun commento:

Posta un commento