giovedì 4 febbraio 2016

LA SCORCIATOIA

Avevo un vestito rosso. Di quelli stretti e fascianti. Di quelli che mi fanno sentire donna tra le donne. Di quelli che ti accarezzano e ti avvolgono. Di quelli che lasciano all'immaginazione tutto ciò che non hai voglia di scoprire. Non so perche quella mattina avevo deciso di indossarlo. Ma sapevo che avrei dovuto indossare proprio quello.
Era tardi.
Il lavoro mi aveva trattenuto in ufficio molto più del previsto....
La stanchezza faceva da contorno alla radio della macchina, che suonava il mio pezzo preferito.
Ad un tratto un rumore.
Ci ho messo un po' a capire se si trattava di un nuovo accordo o di qualcosa di diverso.
Non era la radio.
Non era Adele che improvvisamente stava stonando.
Era la ruota anteriore che aveva deciso che mi fermassi li. Con la mia stanchezza ed il mio vestito rosso.
In quella maledetta scorciatoia che invece di farmi risparmiare cinque minuti, me ne avrebbe fatti perdere almeno venti.
Il telefono scarico e la voglia di piangere.
Ero io. Ed il mio vestito rosso.
Pochi minuti ed è passata una macchina blu. Di quelle belle e importanti. Di quelle che se vedi nei film, non possono che essere guidate dall'avvocato di successo.
La macchina blu si è fermata. Si è aperta la portiera.
Mi aspettavo un uomo maturo in giacca e cravatta. Ed invece è uscito un ragazzo coi jeans e le saucony. Col giubbotto di pelle e i capelli spettinati. Così spettinati che c'era da chiedersi se era appena uscito di palestra o se avesse da poco fatto l'amore.
- Ti aiuto io.
Non mi ha fatto nemmeno parlare.
Ha aperto il cofano. Ha cercato il crick. La ruota di scorta. Ha fatto tutto lui. Come se fino a quel momento nella sua vita non avesse fatto altro che cambiare gomme.
Io non ho detto niente.
Ero incantata e sedotta.
Dalla sua padronanza.
Dal suo essere lì. Ai miei piedi.
Finito il suo lavoro, si è alzato.
Mi ha guardato ed ha detto tutto. Così. In silenzio.
+ Beh. Che posso fare per ringraziarti?
Ancora una volta non ha detto nulla.
Ha messo una mano tra i miei riccioli. Si è avvicinato ed ha annusato il mio profumo.
Mi ha spinto.
Verso la sua macchina. Quella blu.
Adesso ero io appoggiata al cofano.
Mi ha messo una mano tra le gambe. E lo ha fatto come se conoscesse alla perfezione ogni curva del mio corpo.
Ho sentito le calze smagliarsi.
Ho sentito la sua lingua cercarmi con vigore.
Lo volevo.
Mi voleva.
Eravamo noi.
La sua macchina blu.
Ed il mio vestito rosso.
Finalmente avevo capito perché lo avevo indossato.
Io, quella mattina, lo avevo indossato per lui.
Altro...

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